
Il coronavirus ha però avuto effetti negativi anche
per Calida: il vostro titolo continua ad attestarsi a
un livello inferiore a quello pre-emergenza.
Come impresa eravamo molto ben preparati ad affrontare
questa crisi. Ma operiamo nel settore retail
– e se il commercio si ferma per tre mesi, il corso azionario
ne risente. Prevedo tuttavia che nel 2021 ci saremo
ripresi e ricominceremo a crescere. Il fatturato
degli ultimi mesi è in ogni caso molto promettente.
«Alcuni settori sono
più avanti, altri hanno ancora
tanta strada da fare.»
l’e-commerce il segmento di maggior crescita è in
generale quello dei tardivi digitali, che acquistano
sempre più spesso online poiché più comodo.
Nel segmento online lo scorso anno siete cresciuti
del 20 per cento. Il settore retail ha i giorni contati?
No. I nostri 200 store continuano ad andare molto
bene. Le esigenze dei clienti sono però cambiate: ora
sono più individuali. C’è chi vuole avvalersi di una
consulenza in negozio e chi ama fare shopping
dal divano di casa. In futuro, quindi, il
collegamento tra i due canali diverrà ancor
più importante – si pensi all’omnichannel –
sia per il nostro commercio al dettaglio che
per i nostri clienti nel settore ingrosso.
Buona parte dei vostri utili viene dall’estero.
Vale ancora la pena di operare sul
mercato svizzero?
Dati i suoi 8,6 milioni di abitanti, la Svizzera
è un mercato piuttosto piccolo. Ciò non di
meno rimane un mercato importantissimo,
soprattutto per Calida. Qui da noi altri marchi
del Gruppo Calida sono ancora poco noti, ma
vogliamo fare in modo che le cose cambino.
Dunque è ottimista.
Sì. In generale penso che la Svizzera si riprenderà più
velocemente di altri paesi. Durante la crisi la Confederazione
ha fatto un ottimo lavoro agendo rapidamente
e adottando le giuste misure. Le condizioni
quadro, poi, sono eccellenti: il tasso di disoccupazione
è basso, l’economia florida. Per alcuni Paesi –
p. es. quelli dell’Europa meridionale – sarà più dura.
Qual è stata la sfida più grande che, in veste di
CEO, ha dovuto affrontare durante la crisi?
Da un lato l’introduzione di misure volte a tutelare
collaboratori e clienti, dall’altro il mantenimento
dell’attività operativa e, soprattutto, dei centri di
produzione e logistici. Abbiamo dovuto fare dell’incredibile
in brevissimo tempo. E questo non, come di
consueto, riunendoci attorno a un tavolo, ma per via
virtuale. È stata una bella sfida. Personalmente non
amo molto lavorare in modalità home office, ma in
questo caso era necessario e ha funzionato.
Nella crisi innescata dal coronavirus intravede
anche delle opportunità?
Con l’emergenza virus alcuni trend – p. es. quelli
della digitalizzazione, dei modelli di lavoro f lessibile
e della sostenibilità – hanno senz’altro subito una
spinta. E ciò è positivo. Ma sinceramente avrei fatto
volentieri a meno di questa crisi.
Il suo desiderio per il futuro?
Che si arrivi a vivere in un
mondo in cui la sostenibilità
non è più solo qualcosa di cui
parlare, bensì parte integrante
di tutto ciò che facciamo. Ma
la strada da percorrere è ancora
lunga. E non solo per le
aziende, ma per tutti noi.
Intervista: Melanie Ade
Insieme al marchio di lusso
Viktor&Rolf, Calida ha ideato una
linea di design biodegradabile al
100 per cento.
02/2020 33 La mia DITTA